Oggi è l’11 marzo, ovvero siamo a circa due mesi dal giorno in cui ho assaporato per l’ultima volta (spero?) il piacere di una sana boccata di nicotina, tabacco e catrame. Ovviamente è una ricorrenza che va celebrata con un post tutto dedicato al tema principe di questo blog, ovvero l’atto, l’azione ed il percorso che porta a smettere di fumare.
Inizio subito ribadendo un concetto che si è andato delineando sempre più chiaramente nella mia mente man mano che i giorni sono trascorsi e che l’11 gennaio si è allontanato: fumare o non fumare è una scelta, non una costrizione. La nicotina provoca una dipendenza fisica smaltibile nel giro di una settimana al massimo. Tutto il resto sono chiacchiere, aria fritta, vaneggiamenti e alibi che ci creiamo per poter continuare a fumare. Questa per me è definitivamente una certezza, così come sono certa che se riprenderò sarà per volontà e non perchè non ce l’ho fatta, o per il momento particolare. La cicca non aiuta ad attraversare il momento particolare, e neanche a risolverlo.
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Una buona birretta o una bottiglietta di vino sono sicuramente una scelta migliore!
Cin cin dunque, evviva! 100 di questi giorni!
Per festeggiare l’anniversario ho deciso di regalarmi una chicca intellettuale: Vincent Van Gogh, una biografia raccontata mirabilmente da Giordano Bruno Guerri su Radio due. Alle otto della sera. Purtroppo non ho potuto ascoltarle tutte, ma dal sito del programma è possibile riascoltare tutte le puntate. A quanto pare Vincent era anche lui un accanito fumatore, e nell’ultimo periodo della sua vita spendeva i pochi soldi che aveva, tra le altre cose, in tabacco di scarsa qualità. La descrizione di Guerri è talmente vivace e azzeccata che sembra di vederlo: emaciato, sigaretta arrotolata in fretta tra le labbra, rapito dalla pittura tanto che la brace gli cade sulla camicia, bruciacchiandola.